ASSALTO ALLA TROIA CASCINESE

Maria Grazia Cipriani e Graziano Gregori con gli attori della compagnia

Maria Grazia Cipriani e Graziano Gregori con gli attori della compagnia

Arriviamo alla Città del Teatro di Cascina con un po’ di anticipo: la nostra Troia è stata più facile da raggiungere di quanto avessimo previsto. Il luogo ci è sconosciuto, tentiamo diverse vie d’ingresso, ma sono tutte fortificate. Azzardiamo un assedio timido, passando per la via del palcoscenico, ma subito veniamo sorpresi da un troiano in borghese, che ci porta al cospetto di Maria Grazia Cipriani. È sorpresa del nostro arrivo, secondo lei non è il giorno adatto a vedere le prove della sua Iliade, ma ci invita comunque a sederci. Più tardi verrà a scusarsi per la loro indisponibilità, ma a cinque giorni dal debutto l’ansia si fa sentire e sono troppo presi dal lavoro per poterci dedicare il tempo che vorrebbero. Per noi è un privilegio anche il solo essere lì, vedere al lavoro Graziano Gregori che fa provare agli attori alcune scene di cui vuole trovare nuove soluzioni con le luci.

Intanto noi che ci siamo infiltrati nella fortezza carrettiana, introduciamo altre tre combattenti, arrivate da Pisa grazie a un pullman affollatissimo e al loro coraggio senza pari. Cerchiamo di avvicinare i nemici, con tecniche più da baccaglio che da battaglia. Individuiamo un obiettivo, quando è lontano dal plotone, e decidiamo chi di noi sarà l’impavido che dovrà approcciarlo per guadagnare qualche parola rubata, o anche solo per farsi conoscere. Con circospezione li seguiamo in bagno, sperando che incrociandoli possano iniziare a chiacchierare con noi. A Graziano cadono due sigarette, noi cogliamo l’occasione, ma lui è troppo indaffarato per dirci più di un “grazie”.

Inizia la prova dello spettacolo per intero, senza interruzioni. Alcuni di noi l’hanno già visto, altri si trovano davanti un avversario inaspettato. Il nostro soldato più coraggioso si arma di macchina fotografica, si alza e parte all’attacco. È un assedio discreto, nell’ombra, per rubare qualche scatto non solo dello spettacolo, ma anche degli artisti al lavoro, primi fra tutti i capitani Cipriani e Gregori, che però si accorgono del guerriero mimetizzato tra le poltroncine.

Teatro del Carretto, Prove 113

Arriva il finale e per la prima volta vediamo l’ultima scena, quella in cui Elsa Bossi interpreta Andromaca, ma per tutto il tempo siamo affascinati dalla materia sul palcoscenico: corpo e legno sembrano ugualmente vivi.

Finita la filata, attori, registi, tecnici si riuniscono sul palco per i commenti. Questa volta inizia Graziano Gregori, che non nasconde la sua delusione per uno spettacolo che ancora non lo emoziona e che vede pieno di alti e bassi. Cipriani però non è d’accordo, anche lei vede alcuni difetti, che elenca concretamente, ma confessa di essersi sorpresa con le labbra semichiuse, segno che qualcosa l’ha quasi lasciata a bocca aperta. Si passa alle annotazioni particolari e ce n’è per tutti gli attori: ognuno reagisce in modo diverso a questo modo di lavorare certamente non gratificante per l’attore, almeno sul breve periodo. Maria Grazia è dura, sa dove vuole arrivare e ci vuole arrivare a tutti i costi; è anche consapevole che si trova in una situazione particolarmente complessa, in uno spettacolo in cui il livello di macchinosità diminuisce il suo potere di intervento sullo spettacolo complessivo.

Inaspettatamente, la regista si volta e ci punta: vuole le nostre impressioni. Siamo rimasti anche noi a bocca aperta? Cosa ci convince e cosa no? Il suo sguardo inizialmente ci gela, poi alcuni di noi raccolgono un po’ di coraggio, riescono a richiamare alla mente dei pensieri sensati, si alzano in piedi e parlano. Gli altri si lasciano sconfiggere dall’emozione e capitolano, restando ammutoliti. Maria Grazia è soddisfatta di chi è riuscito a esporre il suo punto di vista, che, ci fa capire, è per lei molto prezioso. Dopo ci avvicina e ci ringrazia ancora, ma siamo noi ad essere onorati di assistere al loro lavoro e ad avere l’onore e l’onere di poterne scrivere.

Questo colloquio ci sembra un giusto congedo, d’altronde sono già le 19.00 e le ore sono passate senza che ce ne accorgessimo. È tempo di tornare a casa. Ma del viaggio di ritorno, in sette su un’utilitaria, racconteremo, forse, un’altra volta: è materiale da Odissea.

Andrea Balestri

Cascina (PI), Città del Teatro, 8 ottobre 2013

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